“Scrivo la password giusta ma il computer non la accetta!”.
A questa affermazione ho sempre risposto “no, i computer non sbagliano” e in effetti non ho mai detto una bugia: per un processore 2+2 farà sempre 4!

Nonostante il computer, di per sé, non possa sbagliare possiamo sbagliare noi umani nel progettarlo o programmarlo.

I famosi bug li creano i programmatori quando commettono errori nella scrittura del codice e, generalmente, vengono corretti con un aggiornamento successivo dell’applicativo.

Quando a sbagliare, tuttavia, sono gli ingegneri che progettano l’hardware i risultati possono essere disastrosi visto che un banale update non basta.

Il caso più famoso di un errore di questo tipo è quello scoperto nel 1994 sui processori Intel Pentium di prima generazione.

La scoperta del bug venne fatta dal professor Thomas Nicely del Lynchburg College mentre era intento in una sua ricerca.

Mentre tentava di eseguire un’operazione complessa si rese conto che i conti non tornavano, quindi provò un vecchio processore 486 e ottenne il risultato da lui ritenuto coerente con i suoi calcoli.

Il professore non si arrese e cominciò ad interessarsi al particolare fenomeno scoprendo che il processore Intel commetteva errori in semplici espressioni, come x*(1/x), qualora nella variabile vi fosse un numero con una parte decimale formata da molte cifre.

Intel, dopo essere stata interpellata da Nicely, ammise di essere a conoscenza del problema e di star ricercando una soluzione da introdurre nelle nuove versioni attribuendo il bug ad una serie di mancanze all’interno della tabella utilizzata dall’unità di calcolo in virgola mobile.

La storia ebbe un grande risalto mediatico e giunse fino all’Electronic Engineering Times e alla CNN.

In America è cosa comune fare pressioni sulle aziende ed intentare cause contro di essere per i motivi più disparati e anche in questo caso fu ciò che accadde.

L’azienda in un primo momento dichiarò di essere disposta a sostituire i processori dei soli utenti a cui realmente servisse eseguire calcoli molto precisi per esigenze lavorative ma, in un secondo momento, dovette ritirare e sostituire tutte le unità difettose sostenendo costi ammontanti a circa 475 milioni di dollari.

Si tratta di una storia che ormai ha oltre 25 anni ma continuo a trovarla esilarante.

È un’opinione largamente diffusa che imparare la matematica sia pressoché inutile visto che un computer può eseguire i calcoli al posto nostro ma la realtà è ben diversa: conoscere gli strumenti, quantomeno i rudimentalmente, che usiamo ci permetterebbe di evitare di trovarci in queste condizioni, prova ne sia il fatto che in più di un’occasione mi sono trovato a dover ripetere i calcoli con una calcolatrice visto che se non inserivo le parentesi nell’espressione essa calcolava il risultato ignorando la regola che prevede prima l’esecuzione delle moltiplicazioni e delle divisioni e poi quella di addizioni e sottrazioni.

Potrà sembrare banale ma non essere a conoscenza di tale regola potrebbe comportare gravi errori di calcolo in molti settori visto che gli operatori sarebbero incapaci di verificare la correttezza del calcolo.