Creare esigenze, nicchie di mercato e mode sono gli obiettivi delle aziende per aumentare le vendite dei loro prodotti o introdurne di nuovi. Tutte queste novità servono davvero?

La moda dei wearable è esplosa nel 2014 con l’introduzione dell’Apple Watch da parte di Apple: il primo smartwatch realmente interessante e capace di creare un trend.

Da quel fatidico 9 settembre sono passati quasi 5 anni e il mercato degli indossabili è cresciuto a vista d’occhio, tanto da convincere aziende esterne al settore della tecnologia a tentare un approccio in questo nuovo mercato. Gli esempi più eclatanti sono Montblanc con un cinturino connesso e uno smartwatch e Tag Heuer, anch’essa con uno smartwatch. Si tratta, in questo caso, di prodotti di nicchia estremamente costosi rispetto alla concorrenza (il base price è almeno il doppio) che, tuttavia, non hanno riscosso un grande successo.
Se le aziende dell’orologeria tradizionale (Montblanc la considero tale grazie all’acquisizione di Minerva) hanno fallito c’è chi invece ha trionfato su tutte, infatti quando si tratta di parlare di prodotti di grande successo in campo informatico difficilmente, almeno in tempi recenti, non si cita Apple.

A Cupertino hanno visto bene il mercato e hanno introdotto un dispositivo veramente interessante che si integra perfettamente con gli altri dispositivi della mela e permette di sfruttare l’ecosistema al massimo delle potenzialità: con l’Apple Watch al polso potete sbloccare il Mac, pagare con Apple Pay, sincronizzare le playlist per ascoltarle facendo attività fisica senza portarvi dietro l’iPhone con le vostre AirPods, rispondere ai messaggi e, nel caso delle varianti LTE, anche chiamare lasciando l’iPhone a casa.

Proprio grazie a questa moda lanciata da Apple, moltissime persone che non ritenevano utile indossare un orologio hanno iniziato a farlo: smartwatch e smartband sono sempre più spesso visibili al polso di chi incontrate, fateci caso. Paradossalmente, pur con costi diversi, l’Apple Watch ha scalzato (in termini di oggetto del desiderio e popolarità) i classici Rolex (veri o finti che siano).

Tutto molto bello ma servono davvero questi dispositivi? Dipende.
Personalmente ho avuto sia l’Apple Watch che la MiBand 4 di Xiaomi ottenendo come unico risultato la rivendita del primo e il deposito in un cassetto della seconda facendo ritorno al caro vecchio orologio meccanico.

Purtroppo il concetto di dover ricaricare ogni tot tempo (un giorno o un mese, dipende dal dispositivo) un altro accessorio mi dava molto fastidio ma mai quanto sentire il polso vibrare ad ogni notifica. È vero, sono disattivabili ma a questo punto si perde gran parte dell’utilità di avere uno qualunque di questi dispositivi!

Non essendo uno sportivo e ricevendo molte notifiche (in molto casi rimandabili) a cosa mi servirebbe? A niente, come alla maggior parte delle persone.

Allora perché la gente li compra? I motivi sono molteplici, anche escludendo il fattore moda/status symbol, visto che aiutano a tenere sotto controllo l’attività fisica (anche una banale passeggiata per andare a lavoro), permettono di essere sempre connessi e non doversi distrarre guardano il telefono ogni 5 minuti, possono visualizzare le indicazioni del navigatore (cosa comoda sia quando si cammina, sia quando si guida o si va in bici) e moltissimi integrano un monitoraggio specifico per i vari sport.

Rimangono un oggetto non essenziale ma per molti possono essere utili anche nel lavoro. Pensiamo a chi lavora in un’azienda e ha necessità di rispondere al telefono senza rischiare di rovinarlo: con uno smartwatch, a patto che abbia la SIM o sia sotto la stessa rete Wi-Fi (specie nel caso dell’Apple Watch), si può rispondere al telefono, leggere una mail o consultare gli appuntamenti futuri direttamente dal polso.

Possiamo dire che sono dei dispositivi pensati per chi ha una vita attiva e non passa le giornate dietro ad una scrivania.

Come anticipato all’inizio dell’articolo nulla è totalmente inutile o assolutamente indispensabile e tutto dipende dalle esigenze del singolo, specie se reali e non forzate dalla volontà di possedere un dato oggetto.

Nel mio piccolo, essendo appassionato di orologi, li trovo degli strumenti poco utili e ne faccio volentieri a meno eliminando un gadget da caricare e da aggiornare negli anni ma questa è, a conti fatti, solo la mia personalissima opinione.