Sebbene il grande pubblico si aspettasse un modello completamente nuovo caratterizzato da un design rivoluzionario Apple ha disatteso queste aspettative sebbene le novità non siano per nulla trascurabili.

L’upgrade hardware dell’iMac introduce i processori Kaby Lake e memorie DDR4 a 2400 MHz (configurabili fino a 32GB per il modello da 21.5″ e fino a 64GB per il 27″), le nuove GPU AMD della serie 5xx, il disco Fusion Drive per il modello top della linea 21.5″ 4K e tutta la linea 27″ e un nuovo pannello 5K con luminosità aumentata a 500 nit e il consueto spazio colore P3 con la capacità di riprodurre fino a 1 miliardo di colori.
Per quanto concerne le porte di connessione non abbiamo visto, come invece è accaduto sulla linea Macbook, all’eliminazione delle porte USB-A (la classica porta USB giunta alla terza generazione da qualche anno) in favore delle sole porte USB-C che però, a loro volta, sostituiscono la vecchia Thunderbolt-2 introducendo il pieno supporto al Thunderbolt-3 sia per i dati che per i video.

Sebbene questa decisione sia da apprezzare poiché così il numero di porte disponibili è aumentato (finalmente verso la standardizzazione, cosa strana per Apple) è lecito domandarsi come mai non sia stata fatta una scelta radicale come quella seguita con i portatili.
La risposta è molto semplice, a mio avviso.
Il mondo notebook si sta portando sempre più velocemente verso macchine sempre più potenti e sempre più compatte e per favorire questa compattezza qualche compromesso in termini di porte  bisogna farlo.
Va inoltre detto che l’utilizzo della USB-C Thunderbolt-3 permette di eliminare le porte video, l’ethernet e la vecchia USB-A in favore dell’utilizzo di adattatori.
Se su un notebook la cosa può avere senso per non creare una ridondanza di porte disponibili e incrementare lo spessore della macchina, su un desktop tale senso viene meno e quindi (soprattutto in ottica professionale) avere più opzioni per la connessione con le periferiche è sempre l’opzione migliore.

Proseguendo la disamina hardware dei nuovi iMac notiamo come il prosieguo del binomio Intel-AMD per processori e GPU, introducendo come già detto le nuove GPU serie 5xx arrivando così, per la prima volta su un AIO Apple, a 8GB di memoria video dedicata.
Anche il pannello 5k, un vanto per Cupertino sin dal suo primo rilascio, ha ricevuto una rinfrescata portando i colori a 1 miliardo e i nit di luminosità a quota 500 mantenendo lo spazio colore P3.
Tali miglioramenti, sebbene possano sembrare di poco conto, sono molto interessanti nell’utilizzo di applicativi destinati alla grafica e alla fotografia.

In secondo luogo è stata introdotta una seconda variante dell’iMac denominato iMac Pro, l’anello di congiunzione tra il Mac Pro e l’AIO più famoso del mondo.
Mantenendo un design di base, a quanto emerso dalle immagini di preview fornite dall’azienda, del tutto identico a quello dell’iMac 27″ (eccetto il colore che pare più scuro, l’ormai noto Space Gray) inserendo al suo interno hardware da vera workstation.
La prima cosa che salta all’occhio è l’adozione dei processori della serie Xeon di Intel con configurazioni da 8 a 18 core fisici e da 16 a 36 core virtuali.
Intel ha presentato solo pochi mesi fa i processori top di gamma della serie Core denominati I9 che altro non sono se non la vecchia fascia bassa di Xeon.

A mio avviso la scelta di inserire i processori Xeon e non I9 sul nuovo Pro è dovuta anche ad una questione di marketing facendo sì che nominalmente venga giustificato un prezzo base al lancio (negli USA) di 4999$ e un indirizzamento prettamente professionale del prodotto.
A sostenere la vocazione professionale della macchina possiamo notare la memoria RAM DDR4 in formato DIMM e non SO-DIMM (quelle adottate sui notebook o sugli iMac standard) divisa in 4 moduli di tipo ECC (memorie con correzione dell’errore) normalmente utilizzate sui server e più costose delle memorie standard, a parità di tecnologia, memoria e frequenza.

È bene sottolineare come non sia possibile sostituire il quantitativo di RAM poiché i moduli sono saldati. Strana scelta per una workstation anche se in pieno stile Apple.
I tagli disponibili sono 32, 64 e 128GB e questa mole di memoria è giustificata solo da un’utenza che richiede una macchina ad alte prestazioni da far lavorare con grandi carichi, magari in parallelo, senza crolli di prestazioni.

Seguendo il trend la scelta delle GPU è caduta, sempre in riferimento al binomio Intel-AMD scelto da Apple, sulla serie Radeon Vega con memorie fino a 16GB HBM2, delle memorie ad alte prestazioni.
L’utilizzo di memorie HBM2 è necessario per garantire la maggior banda possibile riducendo così la latenza e fornire una scalabilità del carico di lavoro nel modo migliore possibile affinché la GPU possa accedere ai dati  riducendo la possibilità di errori e di incappare in colli di bottiglia dovuti alla struttura della memoria.

La tecnologia non-planar 3D delle memorie HBM2 permette, tuttavia, un aumento prestazionale visibile solo ai videogiocatori più accaniti (utenti che difficilmente sceglieranno un iMac Pro visto il costo, la mancanza di titoli per Mac OS e la non ottimizzazione dei giochi sui processori a numero di core così elevato) e ai professionisti dove il rendering di modelli 3D o video in alta risoluzione è all’ordine del giorno.
In ultima battuta la disponibilità delle memorie di massa che fissa l’asticella di base ad 1TB di tipo SSD su PCI e non Sata (cosa a cui Apple ci ha ormai abituato da anni per offrire velocità di accesso e scrittura dei dati elevate) con opzioni BTO fino a 4TB sempre con tecnologia SSD.

Concludendo mi sento di promuovere sia l’upgrade hardware degli iMac standard che l’introduzione dell’iMac Pro.
Non vedo l’ora di poter provare con mano e tentare di mettere alle corde il nuovo iMac Pro ma per farlo bisognerà aspettare almeno Dicembre.