Quale hard disk scegliere è una domanda che più o meno tutti ci poniamo in un momento della nostra vita visto che i nostri dati, dalle fotografie alla musica passando per i documenti testuali, sono una ricchezza non solo per le grandi aziende che li usano per analizzare il mercato ma anche per noi stessi.
Negli anni i supporti fisici, come la carta, hanno perso la loro importanza.
Si pensi alla fatturazione elettronica dell’ultimo anno o ai quotidiani e le riviste cartacee che perdono vendite in favore dei relativi siti o di quelli concorrenti.
Questa enorme mole di informazioni, più o meno personali, va archiviata nel modo corretto e, attualmente, la soluzione migliore per averla sempre disponibile è quella di un supporto fisico.
Negli anni siamo passati dai floppy ai CD/DVD per arrivare ad un uso massiccio delle pendrive (le chiavette USB, ndr.) e gli hard disk.
Nell’ultimo decennio i costi produttivi delle memorie a stato solido, per capirci quelle impiegate nelle chiavette USB, nei cellulari o nelle SD delle macchine fotografiche hanno avuto un calo di prezzo ed un aumento di prestazioni tale da essere impiegate (con le dovute modifiche) anche come archivio di massa dei nostri computer.
In altre parole si sono affermati sul mercato gli SSD (state solid drive).
Consigliare nel 2020, l’uso di CD, pendrive o SD per archiviare e mantenere i propri dati mi parrebbe estremamente inappropriato, non che lo sia mai stato in realtà, e quindi tutto il compito ricade sui classici HD e gli SSD.
Cerchiamo ora di capire meglio le differenze tra queste tecnologie.
Un HD, semplificando all’estremo, funziona come un giradischi dove il disco che gira è il supporto di memoria e la testina il lettore/scrittore dei nostri dati.
Questa tecnologia ha moltissime lacune ma anche degli indiscutibili pregi.
I contro sono:
- Velocità di accesso e scrittura dei dati molto bassa;
- Si può danneggiare relativamente facilmente se cade (specie se in fase di lettura e scrittura);
- I file risultano frammentati all’interno del supporto fisico del disco;
- Sono rumorosi;
- Scaldano relativamente tanto.
I pregi invece sono:
- Costi di acquisto ridotti;
- Minore sensibilità agli sbalzi di tensione;
- Recupero dei dati più semplice e meno costoso.
Se volessimo stilare una lista dei pro e dei contro degli SSD basterebbe invertire quanto scritto in merito agli HD tradizionali.
Possiamo, da queste prime e semplificate righe, comprendere come un vero vincitore non ci sia e tutto dipenda dall’uso che si intende fare del supporto in questione.
A mio avviso i dischi SSD dovrebbero essere usati come dischi di avvio del computer (dove installiamo il sistema operativo, i programmi e i dati che vogliamo avere sempre accessibili immediatamente), archivi esterni di lavoro (vedasi le librerie dei programmi come Lightroom o i file da montare nel video editing senza appesantire il disco di sistema) o i backup rapidi dei nostri dati per favorire il processo di backup e ripristino in caso di problemi e ritornare, quindi, operativi il prima possibile.
Al contrario degli SSD gli HD hanno, sempre a mio parere, un campo di applicazione molto più limitato che, nel mio caso, è relegato a quei frangenti in cui voglio essere sicuro il più possibile che i miei dati rimangano duraturi nel tempo.
Un esempio di tale impiego potrebbe essere il backup mensile delle fotografie e dei dati come seconda copia qualora l’SSD di lavoro o di backup principale dovesse rompersi.
Indipendentemente da quale sia la destinazione d’uso dell’unità che intendete acquistare è bene ricordare e fissare un punto fondamentale: un prezzo troppo basso può nascondere delle problematiche difficilmente risolvibili.
Recentemente mi è capitato di trovarmi a tentare un recupero di dati da un HD esterno molto comune nelle varie catene di negozi ad un prezzo davvero ridicolo (dai 39 ai 55€ in media per la versione da 1TB): il Toshiba Canvio Basic.

Questo prodotto non è altro che un normalissimo HD meccanico a 5400rpm (quindi decisamente lento) con una porta USB 3 (potete vederla qui sotto).
Nel caso in questione il disco funzionava e veniva alimentato ma il computer non lo leggeva come neppure i programmi di recupero dati.
L’unica soluzione, in questi casi, per provare un recupero prima di spedirlo a dei laboratori dedicati (smontano gli HD completamente e leggono i dati) e molto costosi sarebbe stata quella di aprire il case, prendere l’HD e inserirlo in un lettore esterno.
Dopo aver smontato l’involucro l’amara sorpresa: a differenza dei normali HD esterni dove il disco viene (perdonatemi la semplificazione) connesso all’esterno da un adattatore mi sono trovato di fronte ad un HD la porta USB saldata direttamente sulla scheda di controllo del disco stesso.
Impossibile connetterlo a qualunque lettore esterno per ulteriori prove e dati persi (salvo spendere delle cifre considerevoli per un recupero dati da parte di aziende specializzate).
Il mio consiglio, per evitare questi spiacevoli inconvenienti, è quello di rivolgersi a prodotti di fascia più alta senza farsi ingolosire dalle cifre basse proposte o accettare questo compromesso.
In alternativa potete sempre acquistare un case e un HD separato (o un SSD) e unirli in un’unica unità così da avere la certezza di scegliere prodotti di qualità senza pagare per un brand.
Caso diverso quello degli SSD esterni dove, visto il preambolo, darei la priorità a compattezza e velocità di accesso ai dati.
Anche in questo caso si può optare per delle soluzioni preconfezionate o per l’assemblaggio fai da te come nel caso degli HD.
Vi lascio qui sotto i prodotti che ho testato personalmente e con cui mi sono trovato molto bene.





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